CODART, Dutch and Flemish art in museums worldwide

Firenze e gli antichi Paesi Bassi 1430-1530: tra van Eyck e Raffaello

Florence and the early Netherlands 1430-1530: between van Eyck and Raphael Exhibition: 20 June - 26 October 2008

From the website of the Netherlands Institute in Florence

On June 19th, with an official ceremony at Pitti Palace in the presence of Her Royal Highness Princess Margriet of the Netherlands and the Dutch Minister of Education, Culture and Science Ronald Plasterk, the exhibition Florence and the Ancient Netherlands 1430-1530 between Jan van Eyck and Raffaello, supervised by Bert W. Meijer and directed by Serena Padovani will be inaugurated. The exhibition, which will continue until October 20th, offers a choice of sacred painting and portraiture masterpieces which the great Dutch and Flemish masters from Jan van Eyck to Lucas van Leyden executed for, or where bought by, their Florentine clientele, and illustrates through an overview of the Netherlandish works which were present in Florence between 1430 and 1530 the fundamental role-model played by these artists in terms of style, iconography and pictorial technique for the Florentine masters and their workshops.

For the first time in centuries it will be possible to see the recomposed Pagagnotti triptychs of the great Hans Memling and the Master of the Legend of Saint Orsola; the panels are currently dispersed between the museums of Cherbourg, Fiesole, Florence, London and New York. The direct comparison of the masterpieces of the pictorial schools of Florence and the Netherlands of the period in question, which for several centuries produced the highest expression of European painting, aims at two purposes: to verify the actual impact of their mutual influence, but also the substantial stylistic autonomy of the two schools and to emphasise the amicable understanding between the two cultures.


From the museum website

Grazie agli intensi rapporti commerciali ed artistici con gli antichi Paesi Bassi, e all’importanza delle scuole pittoriche di quelle regioni, nel Quattrocento è grande in Italia, e in particolare nella Firenze dei Medici, l’interesse per i dipinti fiamminghi.

L’adozione, nella tecnica pittorica, dell’olio come legante dei colori, benché già nota fino dal Medio Evo, assume allora larga diffusione sotto l’influsso degli innovativi e brillantissimi risultati della pittura di Jan van Eyck e dei suoi numerosi imitatori e seguaci, promuovendo anche a Firenze una domanda assai significativa attestata dalla presenza di molte opere provenienti dal Nord. Membri di importanti famiglie fiorentine come i Portinari, i Baroncelli, i Pagagnotti, i Tani, accreditati a Bruges come rappresentanti di imprese commerciali e bancarie quali il Banco dei Medici, agirono, nel campo artistico, come elementi di congiunzione tra il mercato locale e la richiesta dall’Italia, facendosi intermediari o acquirenti di opere destinate a dar lustro alle chiese, ai palazzi, alle ville fiorentine, o alle loro proprie abitazioni e cappelle a Firenze e al Nord.

Anche presso gli artisti, le innovazioni della pittura neerlandese suscitarono un interesse straordinario. La presenza a Firenze di capolavori di Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Hans Memling, nonché di vari altri maestri degli antichi Paesi Bassi, e in particolare l’opera più celebre e più monumentale, il Trittico Portinari di Hugo van der Goes arrivato nella chiesa di Sant’Egidio nel 1483, ebbe un impatto vigoroso e profondo nell’ambiente artistico locale. Dal Beato Angelico e da Filippo Lippi a Botticelli, Leonardo, Perugino e Ghirlandaio, da Lorenzo di Credi a Fra’ Bartolomeo, fino a Raffaello, Andrea del Sarto e Pontormo, la magica poesia della luce e dell’osservazione analitica dei paesaggi, degli interni e delle cose che conferiscono consistenza tattile ed emotiva ai personaggi e agli ambienti, entra con le più varie sfumature a far parte integrante del linguaggio figurativo del rinascimento fiorentino.

La mostra si propone di offrire una panoramica delle opere neerlandesi presenti a Firenze nel periodo 1430-1530, attraverso una scelta mirata di capolavori dei grandi maestri da Jan van Eyck a Luca di Leida, commissionati e acquistati dai banchieri e mercanti fiorentini impegnati per i loro affari a Bruges. Quelle opere spesso di piccolo formato, soggetti sacri o ritratti legati a formare dittici e trittici dipinti anche sul verso, divennero modelli di tecnica pittorica e di soluzioni iconografiche per la produzione dei maestri fiorentini e delle loro botteghe. Venduti poi dai discendenti delle famiglie che li possedevano, smembrati e dispersi sul mercato antiquario, e finalmente acquisiti dai più importanti musei e collezioni, vengono almeno in parte ricomposti e presentati integralmente qui per la prima volta dopo vari secoli. E’ il caso dei due trittici Pagagnotti del grande Hans Memling e del Maestro della Leggenda di Sant’Orsola, le cui tavole sono oggi divise tra musei di Cherbourg, Fiesole, Firenze, Londra e New York.

La fortuna degli esempi nordici viene documentata anche da una scelta di incisioni, veicolo della larghissima diffusione di tipologie, soggetti e soluzioni formali.
Accanto, la mostra propone una serie di dipinti e miniature fiorentini contemporanei, per illustrare la risposta (anzi le risposte) degli artisti locali. Con accostamenti a volte straordinariamente stimolanti, viene evidenziata l’attenzione ai modelli, ma anche la radicale diversità della concezione spaziale e la piena indipendenza delle soluzioni pittoriche, nei temi sacri e nei ritratti di Andrea del Castagno, del Ghirlandaio, del Botticelli, del Perugino, di Raffaello. E non certo a caso, riprende vigore la produzione di piccoli dittici e trittici portatili, con gli sportelli chiudibili dipinti a monocromo sui versi da Filippino, da Fra’Bartolomeo o da Mariotto Albertinelli, con sottigliezze luministiche che ben poco hanno da invidiare ai prototipi fiamminghi.

La mostra trova la sua immediata origine e la sua ragione nell’intento congiunto di celebrare il cinquantesimo anniversario dell’Istituto Universitario Olandese di Storia dell’Arte a Firenze. Durante il mezzo secolo della sua esistenza, questa istituzione ha fatto dello studio sistematico dell’arte fiamminga e olandese nei suoi rapporti reciproci con l’arte italiana, una fondamentale e costante componente del suo programma di ricerca.

Il confronto diretto fra capolavori delle scuole pittoriche fiorentine e degli antichi Paesi Bassi nel periodo scelto, che produsse opere tra le massime espressioni della pittura europea, viene proposto per la prima volta con il duplice scopo di verificare l’effettiva realtà dei reciproci influssi ma anche la sostanziale autonomia stilistica delle due scuole; e di sottolineare la cordiale intesa fra le due culture, valida ancora oggi attraverso il comune impegno di studi in Olanda e Italia.

Ideazione

Serena Padovani
con la collaborazione di Rosanna Morozzi

Enti Promotori

* Ministero per i Beni e le Attività Culturali
* Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
* Galleria Palatina
* Firenze Musei
* Istituto Universitario Olandese di Storia dell’Arte
* Ente Cassa di Risparmio di Firenze