CODART, Dutch and Flemish art in museums worldwide

Giambologna: gli dei, gli eroi: genesi e fortuna di uno stile europeo nella scultura

Giambologna: the gods, the heroes: the origins and fortune of a European style in sculpture Exhibition: 1 March - 15 June 2006

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Giambologna, The rape of the Sabines, ca. 1581-83, Naples, Museo di Capodimonte

Giambologna, The rape of the Sabines
ca. 1581-83
Naples, Museo di Capodimonte

Giambologna, also known as Giovanni da Bologna, was born in Douai, in French Flanders, between 1524 and 1529, as Jean Boulogne. He was trained and worked in Mons from 1544 to 1553 under Jacques du Broeucq, who had worked in Italy and is mentioned by Vasari as Jacopo Bruca. After his time in Mons, the sculptor moved to Italy, where he spent the rest of his life.

Curators

Beatrice Paolozzi Strozzi, director of the Museo Nazionale del Bargello
Dimitri Zikos

From the exhibition website

A distanza di quasi trent’anni dalla memorabile esposizione, tenuta nel 1978 a Vienna, Londra ed Edimburgo, anche l’Italia dedica finalmente la prima grande mostra monografica al Giambologna (Douai 1529c. – Firenze 1608), il più grande scultore europeo della seconda metà del Cinquecento.

La città che ospita l’evento è Firenze, dove l’artista trascorse quasi tutta la sua lunga vita operosa, come scultore di corte dei Medici e in special modo del granduca Francesco I; la sede della mostra è il Museo Nazionale del Bargello, dove si conservano molte delle sue opere più famose: non solo i preziosi bronzetti delle raccolte granducali, ma anche sculture di grande formato, provenienti dalle ville e dai giardini medicei, come il celeberrimo Mercurio, già sulla fontana di Villa Medici a Roma; o come il gigantesco Oceano marmoreo, un tempo nel Giardino di Boboli.

La mostra, promossa dal Museo Nazionale del Bargello (Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino) con il determinante contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si terrà dal 2 marzo al 15 giugno. Saranno riunite per l’occasione – provenienti da ogni parte del mondo, da collezioni pubbliche e private – circa cento opere firmate o documentate del grande scultore, che pur essendo d’origine fiamminga (il suo vero nome era Jean de Boulogne), s’era formato artisticamente in Italia, dov’era arrivato giovanissimo, scegliendo Michelangelo come maestro ideale e Firenze come patria d’elezione.

Da quando vi giunge, neppure trentenne, nel 1556, non lascerà più la città che per brevi intervalli e manterrà per quasi mezzo secolo il suo servizio alla corte dei Medici, rinunciando alle offerte generose di quasi tutti i sovrani e i principi d’Europa, che se ne contendevano le opere.

La casa-bottega di Borgo Pinti, dove si traducevano ‘in piccolo’ e ‘in grande’ – nel bronzo, nell’argento, nel marmo – le straordinarie invenzioni del maestro, diventerà ben presto tappa obbligata di ogni principe, artista o colto viaggiatore in visita alla città: a fianco del Giambologna, vi operavano alacremente (senza tuttavia riuscire a far fronte alle innumerevoli richieste) non solo i suoi diretti allievi – Pietro Francavilla, Pietro Tacca, Antonio Susini – ma anche giovani scultori d’ogni paese e soprattutto “fiamminghi”, che avrebbero poi diffuso altrove, in tutte le corti d’Europa, i segreti della sua tecnica e il fascino delle sue composizioni, rimaste comunque senza pari.
Celebri erano soprattutto quelle in cui s’esaltavano le forme perfette e armoniose di divinità olimpiche, corpi nudi sapientemente atteggiati o intrecciati in pose plastiche come immagini di grazia o di forza, di maestà o di seduzione, di cui la mostra offre esempi indimenticabili: le Veneri bagnanti delle fontane, come quella della villa di Castello, presente in mostra al pari della cosidetta Venere Cesarini (concessa straordinariamente e per la prima volta dall’Ambasciata Americana di Roma, dove è conservata); ma anche le piccole, preziosissime Veneri del Gabinetto Imperiale di Vienna o della Kunstkammer di Dresda, che i Medici offrirono in dono diplomatico ai potenti regnanti d’Oltralpe, da loro accolte e custodite come gioie: oggi in mostra al Bargello assieme ad altri celebri bronzi del Giambologna (come il Mercurio, Marte, Ercole in tutte le sue “Fatiche”, il Ratto di Deianira e il Ratto delle Sabine, che traduce ‘in piccolo’ il suo gruppo monumentale forse più famoso…), nelle loro varianti più significative e nelle loro redazioni di più alta qualità, talvolta addirittura firmate o siglate dal maestro.

Una sezione della mostra è dedicata alle opere commissionate al Giambologna dal principe Francesco (poi granduca Francesco I), spesso in scala monumentale, di cui si presentano i rarissimi bozzetti in terracotta: oltre a quelli del Bargello, quelli provenienti dal Victoria and Albert e dal British Museum di Londra, che mostrano l’immediatezza e la vivacità della prima invenzione.
E poi ancora, il Giambologna scultore dei grandi monumenti equestri all’eroica – quelli ai granduchi Cosimo I e Ferdinando I, a Firenze – eredi della illustre tradizione rinascimentale di Donatello e Verrocchio e destinati a servire da modello ai monarchi di tutta Europa, attraverso la diffusione dei bronzetti che in scala ridotta ne traducevano l’invenzione. Di questi ugualmente la mostra presenta una selezione di pezzi di straordinario fascino e di grande qualità, provenienti da collezioni principesche italiane e straniere.
Infine, la Loggia del Bargello è dedicata al Giambologna ‘creatore’ – più che semplice scultore – di giardini: con le straordinarie invenzioni di fontane, popolate da uccelli di bronzo, da putti pescatori o abitate da bizzarri dragoni, come quello che nuota a pelo d’acqua sullo specchio d’una vasca, cavalcato da Morgante, il nano della corte medicea. Per non dire della creatura più strabiliante e sorprendente del genio dell’artista: il ciclopico Appennino, che solleva la crosta terreste nel parco di Pratolino, rievocato in mostra dal grande bozzetto in creta che documenta la prima idea dell’invenzione giambolognesca.

La mostra e il catalogo – cui hanno collaborato molti noti specialisti di Giambologna, italiani e stranieri – sono a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Bargello, e di Dimitrios Zikos. Il progetto di allestimento è di Giancarlo Lombardi e Maria Cristina Valenti, realizzato da Opera Laboratori Fiorentini.

Catalogue

Il catalogo, edito da Giunti Editore, e riccamente illustrato con immagini fotografiche realizzate per l’occasione, presenta nella parte saggistica e nelle schede delle opere, i risultati delle ricerche più aggiornate e molte novità sull’artista, anche a carattere documentario. In appendice, è compreso un itinerario delle opere giambolognesche della città, a cura di Tommaso Mozzati.

Venues

Florence, Bargello (1 March-15 June 2006)
Vienna, Kunsthistorisches Museum (27 June-17 September 2006)